martedì, gennaio 12, 2010

Una faccia indefinibile, ma non solo la faccia

UN ATIPICO UTOPICO
Cu cu, eccomi qua




oramai vado a ruota libera dentro il cervello di quei grandi creduloni che sono gli italiani.
Oramai, assuefatti da un continuo condizionamento mentale, se le bevono tutte:
sia quello che dico sia quello che scrivo e che poi  sia il tutto vero o falso a loro non interessa: a loro basta solamente il sentire la mia voce od il leggere quanto scrivo che si appagano.
E non c’è cura medica che tenga; una volta che ho trovato lo spiraglio per entrare nelle loro teste, il giuoco è fatto !
Basta una sola volta,ed è fatta !
Perché io sono per loro il nuovo virus dei cervelli umani che produce
una specie di tessuto molto spesso che comprime, col suo crescere nel tempo, questa importante parte del corpo umano, avvolgendolo come in una morsa fatale sì da renderlo inefficiente.
Ma per comprendere quanto oggi voglio dire occorre una debita
PREMESSA
Non è una novità recente in quanto il maggior quotidiano d’opposizione e MarcoTravaglio ne avevano fatto oggetto di un articolo che però, a quel che pare, a molti è sfuggito e che, quindi, non conoscono o fanno finta di nulla perché
LUI
il reo, pur colpevole nell’occorso, sfugge ad ogni processo.
Ma
 ECCE HOMO



 Colui che sino ad oggi può fare e dire tutto quello che vuole anche se……occorre una certa faccia per comportarsi come in realtà si è comportato in altre ma soprattutto nell’occasione che troverete riportata qui di seguito, tratta da uno scritto del 27 marzo 2006
di
MARCO TRAVAGLIO
Il quale, a sua volta, aveva appreso la notizia dalla pagina web.
http://www.newsland.it/nr/browse/it.cultura.storia/64888.html
mentre la foto è stata trovata sul forum de l’Unità on line Piazze e Palazzi.

L'UTOPIA DI BERLUSCONI
TORINO
Un giorno d´estate di metà anni 80 Luigi Firpo se ne stava
in poltrona nella sua villa sulla collina torinese con la moglie Laura.
Faceva zapping in tv.
Su Canale 5 una graziosa signorina intervistava
il padrone, Silvio Berlusconi.
E ne magnificava l´enorme bagaglio culturale:
«Lei è anche un grande studioso dei classici...».
Il Cavaliere si scherniva:
«Ma no, non dica così...».
E lei:  «Sì, invece, non faccia il modesto.
Lei, dottore, ha appena pubblicato
un´edizione pregiata dell´Utopia di Tommaso Moro, con una bellissima
prefazione e una perfetta traduzione dal latino...».
E lui:
«Beh, in effetti il latino non lo conosciamo tutti, bisogna tradurlo...».
Firpo, grande intellettuale torinese, polemista della Stampa con i suoi
"Cattivi pensieri", ma soprattutto docente universitario di Storia
delle dottrine politiche e fra i massimi esperti di cultura
rinascimentale, drizzò le antenne.
Anche perché aveva da poco tradotto e commentato un´edizione
dell´"Utopia" per l´editore Guida di Napoli.
L´intervistatrice attaccò a leggere la prefazione del Cavaliere.
Dopo le prime due frasi, l´anziano studioso fece un salto sul divano:
«Ma quella prefazione è la mia! E´ tutta copiata!
Ma chi è questo signore? Ma come si permette?».
L´episodio è tornato in mente a Laura Salvetti, la vedova di Firpo,
qualche giorno fa, quando Silvio Berlusconi in una delle sue
tele-esternazioni elettorali si è così descritto in terza persona:
«Il presidente del Consiglio si è nutrito di ottime letture e ha un
curriculum di studi rilevantissimo...».
E´ corsa in archivio, ha estratto una cartella intitolata "Berlusconi",
ne ha cavato uno strano
bigliettino autografo del Cavaliere e ha deciso di raccontarne il
retroscena.
 «Era subito dopo le vacanze estive, credo in settembre.
Firpo (lei lo chiama rispettosamente così, ndr), quando scoprì in tv
che Berlusconi aveva copiato la sua versione dell´Utopia, si attaccò
subito al telefono per avere quel libro.
Gli risposero che era un´edizione privata, in pochi esemplari,
 riservata all´entourage del Cavaliere.
 Ma lui, tramite l´associazione milanese degli Amici di
Thomas More, riuscì a procurarsi una copia in visione.
 La sfogliò e sbottò:
"Non è un plagio, è peggio!
Quello ha copiato interi brani della mia prefazione
e la mia traduzione integrale dal latino,
mettendoci la sua firma.
Non ha cambiato nemmeno le virgole!".
Prese carta e penna e scrisse a Berlusconi, intimando di ritirare subito
tutte le copie e annunciando che avrebbe sporto denuncia.
Qualche giorno dopo squillò il telefono di casa: era Berlusconi».
A questo punto inizia un irresistibile balletto telefonico,
con il Cavaliere che cerca scuse puerili per placare l´ira dell´austero
cattedratico, e questi che, sbollita la furia, si diverte a giocare al
gatto col topo.
Firpo minaccia di mettere in piazza tutto e trascinarlo
in tribunale.
 «Berlusconi - ricorda la moglie - incolpò subito una
collaboratrice, che a suo dire avrebbe copiato prefazione e traduzione
a sua insaputa.
 E implorò Firpo di soprassedere, pur precisando di non
poter ritirare le mille copie già stampate e regalate ad amici e
collaboratori.
 Firpo, capito il personaggio, cominciò a divertirsi alle sue spalle.
 Lo teneva sulla corda con la causa giudiziaria.
E Berlusconi continuava a telefonare un giorno sì e un giorno no,
con una fifa nera.
 Pregava di risparmiarlo, piagnucolava che uno scandalo
l´avrebbe rovinato».
Pure Franzo Grande Stevens, famoso avvocato e consigliere di casa
Agnelli, che di Firpo era amico anche per via della comune candidatura
nel Pri, seguì la faccenda da vicino:
«Firpo mi raccontò di quel plagio. Era esterrefatto.
 Anche perché Berlusconi, anziché scusarsi,
dava la colpa a una segretaria.
Poi cercò di rabbonirlo con regali costosi,
che il professore rispedì sdegnosamente al mittente».
«Passava - ricorda la moglie Laura - intere mezz´ore al telefono col
Cavaliere.
 E alla fine correva a raccontarmele, fra l´indignato e il
divertito: sapessi quante barzellette conosce quel Berlusconi.
E´ un mercante di tappeti, una faccia di bronzo da non credere, sembra di
essere in una televendita».
Il tira e molla si trascinò per mesi.
Anche con uno scambio di lettere, ancora riservate (saranno pubbliche
solo nel 2009, vent´anni dopo la morte dello studioso).
Per ora c´è solo quel bigliettino rimasto nei cassetti della signora Laura,
 visto che era indirizzato anche a lei:
«Accompagnava un doppio regalo per Natale, credo del 1986.
Nel frattempo Berlusconi aveva pubblicato
un´edizione riveduta e corretta dell´Utopia, senza più la prefazione
copiata e con la traduzione di Firpo regolarmente citata.
Ma Firpo seguitava a fare l´offeso, ripeteva che la cosa era grave
e la stava ancora valutando con gli avvocati.
 Un giorno lo invitarono a Canale 5 per parlare del Papa e si ritrovò Berlusconi
dietro le quinte che gli porgeva una busta con del denaro,
"per il suo disturbo e l´onore che ci fa".
Naturalmente la rifiutò.
Poi a Natale arrivò un corriere da Segrate con un bouquet di orchidee
che non entrava neppure dalla porta e un pacco:
dentro c´era una valigetta ventiquattrore in coccodrillo
con le cifre LF in oro».
 Il biglietto d´accompagnamento è intestato
Silvio Berlusconi, datato "Natale 1986"
(ma l´ultima cifra è uno scarabocchio)
e scritto a penna:
"Molti cordiali auguri ed a presto...
Spero!
Silvio Berlusconi".
 Poi una frase aggiunta a biro:
"Per carità non mi rovini!!!".
Ma Firpo continuò il suo gioco:
 «Rispedì la borsa a Berlusconi, con
un biglietto beffardo:
"Gentile dottore, la ringrazio della sua
generosità, ma gli oggetti di lusso non mi si confanno:
sono un vecchio professore abituato a girare con una borsa sdrucita
a cui sono molto affezionato.
Quanto ai fiori, la prego anche a nome di mia moglie
Laura di non inviarcene più:
per noi, i fiori tagliati sono organi sessuali recisi..."
Non lo sentimmo mai più».
THE END
Sembra il canovaccio di un film noir ma in realtà appartiene ad un episodio della vita reale
 –  da intendersi in tutti e due i sensi –
 del nostro Premier.
Mi chiedo spesso come possano milioni di persone considerarlo come una persona seria e corretta e votare lui e coloro che lui stesso propone come da eleggere indiscutibilmente.
E, così ritorniamo al
PLAGIO.
Il male di un altro ventennio da dimenticarsi da parte di coloro che riusciranno a sopravvivere ancora per molto tempo.

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