martedì, gennaio 19, 2010

Respinte le eccezioni di Previti dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo


La Corte dei Diritti dell'Uomo
respinge ricorso di Previti
 su
 Imi-Sir
Per i giudici di Strasburgo le sue motivazioni sono "mal fondate"


 Bruxelles, 19 gen. (Apcom) –
La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha respinto oggi il ricorso presentato nel 2006 da Cesare Previti in seguito alla sua condanna per corruzione in atti giudiziari nel processo Imi-Sir, giudicando "mal fondate" o, in un caso, "manifestamente prive di fondamento" le sue motivazioni. Nel ricorso, presentato il 2 novembre 2006, Previti sosteneva che non era stato rispettato il suo diritto a un processo equo, sancito dall'art.6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in particolare a causa della mancanza di imparzialita' del Tribunale di Milano, e invocava inoltre la violazione degli articolo 7 e 14 della stessa Convenzione, che vietano di comminare una pena senza una legge che la preveda e proibiscono discriminazioni.
Il ricorrente sosteneva di essere stato condannato per un atto che non costituiva un'infrazione penale al momento in cui era stato commesso, e di non aver beneficiato delle condizioni più favorevoli in materia di prescrizione, previste da una nuova legge approvata durante il processo. Previti contestava, inoltre, una violazione della sua privacy (art.8 della Convenzione) per le intercettazioni telefoniche utilizzate nel processo, e lamentava, infine, di non aver beneficiato del doppio grado di giudizio in materia penale, previsto dall'art.2 del Protocollo n.7 della Convenzione.

Questo è tutto quanto trapelato da una news di un’ora fa.
Ma cedo che ci sarà da ridere, una volta esaminata la sentenza nella sua interezza, nel leggere le motivazioni con le quali la Corte di Brouxelles ha respinto ogni motivo di lagnanza del pregiudicato

Avv. Previti.
Per ora accontentiamoci delle “mal fondate” e delle “manifestamente prive di fondamento”, avuto riguardo, credo,  la prima mentre la seconda parrebbe riferirsi alla supposta

“imparzialità” del Tribunale milanese.


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