sabato, gennaio 16, 2010

Di Pietro risponde alle calunnie




Antonio Di Pietro è accerchiato in questi giorni da una campagna da caccia alle streghe:
 la sua colpa è quella di avere espresso delle idee sulle ragioni che hanno causato un clima negativo in Italia e rivendicato quello che è ovunque nel mondo occidentale un diritto garantito, ossia portare avanti una opposizione dura a provvedimenti che si ritengono gravemente nocivi alla vita pubblica. 
E' bene ricordare che questo è garantito dalla nostra Costituzione in Italia, che questa è la legge più importante dell'ordinamento dello Stato e non riconosce la priorità a nessuna esigenza di ordine o di intangibile ufficialità.


La cronaca non dovrebbe essere presa a pretesto per tacitare le critiche degli oppositori e per mettere in difficoltà quella piccola porzione di informazione anche audiovisiva non direttamente riconducibile all’esecutivo.
Tanto più che il pluralismo –
la cui scarsa presenza in Italia ha attirato più di una volta le preoccupazioni europee –
è un antidoto agli eccessi molto più efficace dell’imposizione di una intoccabile ufficialità.
Ma come si combatte oggi, così come del resto anche in un ieri non molto lontano ?
I cicli ricorrenti a cui s’aggrappa il così chiamato, del tutto a sproposito, il
PDL
acronimo del partito dell’amore.
Di quale amore si parli non è stato esplicitamente spiegato ma i fatti ci indicano che questo pseudo amore ha come esclusivo destinatario l’attuale Premier,
Il quale, se lo ricordi sempre, dovrebbe tenere ben presente l’inciso latino
PRO TEMPORE
anche se spera, anzi fortissimamente vuole,  diventarlo
A VITA NATURAL DURANTE
seppure con in mano tutti i poteri possibili ed immaginabili.
Fatta questa debita premessa voglio qui ricordare come ad un certo punto l’allora
FORZA ITALIA
Architettò contro Prodi, il nostro Premier di quei tempi, una messa inscena fantastica con tanto di Commissione Parlamentare in quanto venne accusato di essere stato una spia dell’Unione Sovietica.
Ricordate la Commissione
MITROKHIN ?
Soldi buttati al vento perché tutto si sgonfiò come una bolla di sapone.
Da qualche tempo a questa parte sono girate alcune foto, acquistate da un giornale  
molto vicino, anzi vicinissimo all’ennesima potenza, al padrone del vapore
Queste foto………ma leggete quanto afferma in proposito
ANTONIO DI PIETRO  
che ha già presentato in proposito  una denuncia – querela.

Di Pietro: «Io agente della Cia?...»
«Da giorni si aggira per le redazioni dei giornali e nel circuito politico della Capitale uno strano personaggio che sta offrendo a buon mercato un dossier di 12 foto che mi ritrarrebbero insieme indovinate a chi?
No, niente escort.
 I miei interlocutori sarebbero, anzi sono, il colonnello dei Carabinieri Mori ed il questore della polizia di Stato Contrada.
 Insieme a loro nella foto ci sarebbero anche alcuni funzionari dei servizi segreti».
Lo annuncia Antonio Di Pietro che, dal suo blog, aggiunge che

«naturalmente un acquirente si è subito fatto avanti: il solito quotidiano che, pur di buttare fango sul sottoscritto, acquista qualunque cosa, anche a prezzi esorbitanti, costi che poi si sommeranno a quelli che dovrà pagare per la querela che farò, e che si aggiungerà alla denuncia che ho già provveduto a depositare alla magistratura, perchè questa volta sono venuto a conoscenza per tempo della trappola».
«Il copione - dice il leader Idv - si sta per ripetere anche questa volta, come per tutte le fasi elettorali precedenti.

Questa volta il 'bidonè che il solito giornale sta costruendo è davvero sporco e squallido:
quello di voler far credere, utilizzando alcune foto del tutto neutre, che io sia o sia stato al soldo dei servizi segreti deviati e della CIA per abbattere la Prima Repubblica perchè così volevano gli americani e la mafia.
Certo che ce ne vuole di fantasia... e anche di arroganza per ritenere che gli italiani siano tutti così allocchi da bersi una panzana del genere».
 «Vi anticipiamo il giochino che stanno mettendo in piedi»,
dice Di Pietro che si riferisce agli scatti che lo riguarderebbero, rivelando che
«ne hanno acquistate 4 di foto e, prima delle elezioni, le pubblicheranno.
 Questi scatti dovrebbero servire per veicolare il seguente teorema:
siccome Mori è finito indagato per la nota vicenda delle agende rosse e Contrada è stato condannato per fatti di mafia, Di Pietro ha avuto a che fare, pure lui, con queste vicende.

Siccome poi c'erano anche funzionari dei Servizi insieme a costoro, vuol dire che Di Pietro stava macchinando con qualche potenza straniera, se non addirittura con la mafia».
«La verità, ovviamente, è molto più lineare e banale:

 all'epoca io ero un magistrato inquirente che svolgeva le indagini, chiedeva arresti e poi li faceva eseguire.
Indovinate da chi?
Dai Carabinieri e dalla Polizia di Stato, ovviamente, ed anche dalla Guardia di Finanza.

Il colonnello Mori e il questore Contrada erano appunto esponenti di primo piano dei predetti organi ed è sicuramente capitato, anche se io ora, a distanza di quasi vent'anni, non ricordo tutte le circostanze, che a volte abbia chiesto anche agli Uffici da loro diretti, oltre ad una miriade di altri, di svolgere accertamenti e di eseguire provvedimenti». 
E allora, «magari sarà pure capitato che, nelle pause di lavoro, mi sia fermato a mangiare o a bere un caffè con loro, anche per approfondire meglio il lavoro.

E allora? Dove sarebbe lo scandalo?
 Interloquire con un questore o con un colonnello dei Carabinieri addetti alle investigazioni è il minimo che poteva, e può, fare un magistrato che, come me, stava svolgendo
le indagini di Mani Pulite.
Non potevo certo sapere - osserva - i guai che sarebbero loro capitati anni dopo.
Essi all'epoca erano solo servitori dello Stato, non delinquenti».
 «E invece, ancora una volta, si sta tentando di costruire una bufala, grazie ai soliti prezzolati denigratori di professione del solito organo di informazione.
Lo scopo è evidente ed è il consueto ritornello: screditare me e l'Italia dei Valori durante la campagna elettorale e, soprattutto, operare una falsa rivisitazione storica degli anni di Tangentopoli e di Mani Pulite nel tentativo di far credere che all'epoca non ci fosse una classe politica corrotta, ma una magistratura militante, al soldo di qualcuno».

«Sì, proprio al 'soldo' perchè si vorrebbe far credere che, in cambio del servizio reso, queste fantomatiche potenze straniere avrebbero poi versato ingenti somme di denaro in conti correnti esteri, sparsi fra gli Stati Uniti e addirittura la Nuova Zelanda».
«Sembra un film di fantascienza - osserva l'ex pm - ma la fantasia distorta non ha mai fine e, d'altronde, basta lanciare una balla nell'iperspazio dell'informazione e il piatto è servito!

La falsa equazione è semplice:
 Mani Pulite è stato un bluff, una trappola, Di Pietro era un uomo dei servizi, i politici corrotti non sono mai esistiti, è tutto un imbroglio.
 L'obiettivo è ancora più evidente: riscrivere la storia di ieri per oscurare la continuità, ancora esistente, fra la classe politica corrotta di allora e quella ancora più corrotta e sfacciata di oggi. Anche i finti e gli ipocriti festeggiamenti per Craxi, che oggi gli tributano soprattutto quelli che ieri lo criticavano e lo tradirono, sono funzionali allo scopo».
 La chiusa del post è in stile borrelliano:
«Ma noi 'resisteremo, resisteremo, resisteremo'.
 L'amore per la democrazia e la difesa della Costituzione ce lo impongono!».
15 gennaio 2010

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